Intorno alla metà degli anni Novanta Alessio ha avviato un percorso di integrazione di simbologie da lui stesso progettate e denominate “bio-tecnologiche”. In un’intervista di quegli anni affermava che “attraverso i miei simboli biotecnologici metto in atto una rivisualizzazione, progetto una situazione virtuale, ricombino altrimenti le relazioni simboliche offerte dalla situazione reale, per far emergere l’ignoto dalle cose note: il fatto essenziale non è tanto compiere un’opera quanto abitare una certa situazione, guidato dall’ispirazione, dalla trasposizione immaginativa, dall’efficacia rituale”.


La scelta di progettare simboli originali nasceva dal rispetto per le culture non occidentali e dal timore di appropriarsi di qualcosa in maniera superficiale, ispirato anche dagli insegnamenti di Adorno che a tal proposito scriveva che “l’atteggiamento più immorale è quello di attribuire una definizione ad un oggetto senza però entrare nel merito della questione. E’ il problema della conoscenza: l’uso di una cultura di scarto piuttosto che di una reale competenza”.

Il desiderio di “indossare” questo esoderma nel momento della creazione musicale procedeva fortemente connesso all’idea di temenos così come a quella di The Metalanguage Unit [per entrambi vedere qui]- dare forma, cioè, a uno spazio rituale assolutamente unico atto a ospitare il momento della musica, ma anche legato alla pulsione di esperire il simbolo come trait d’union tra la psiche e gli archetipi, espressione della coscienza come memoria e, in quanto tale, come futuro, poiché tendente a organizzare la motricità successiva in vista del risultato atteso.

I simboli bio-tecnologici furono realizzati dall’amico disegnatore Marco Martini.

Dalla versione 3.0 di The Metalanguage Unit [qui] apparvero sui fusti simbologie degli indiani d’America. Ognuna di esse aveva un significato specifico, il cui potere intendeva trasmettere ai tamburi e alla musica che prendeva forma attraverso il loro essere percossi. I simboli furono apposti via aerografo su tamburi Drum Sound, sempre da Marco Martini. La loro influenza rimase in essere fino all’ultimissima versione di TMU, la 6.0 del 2017.