I Think Magazine
THUMBNAIL
Uno sguardo sul panorama indipendente italiano
DI DORIANA TOZZI
1. Chi sei, da dove vieni e che musica proponi.
Mi chiamo Alessio Riccio e sono un batterista, percussionista e compositore/performer elettroacustico di Firenze. La musica cui mi sono dedicato in questi anni è un mix di elettronica, elettroacustica, jazz e avanguardia nel senso più ampio del termine.
2. Il panorama musicale italiano aveva bisogno di te? Se sì, perché? Se no, cosa ci fai qui?
Non sono così presuntuoso da pensare che lo scenario musicale del nostro paese avesse bisogno proprio di me. Sono qui perché, fortunatamente, ci sono realtà come la vostra che s’interessano alle musiche e agli artisti alternativi alla cultura mainstream.
3. Se tu fossi una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al tuo sound?
Bella domanda! Il sound dei miei ultimi progetti è il frutto di un fortissimo desiderio di sviluppare un universo sonico personale, tramite una rivisitazione di alcuni dei parametri fondamentali della musica, primi fra tutti il ritmo, la forma e il colore complessivo dell’insieme sonoro. Molte sono state le influenze, musicali e non, ed è davvero difficile stilare un elenco preciso di artisti al cui lavoro mi sono richiamato. Preferisco lasciare che nella mia musica ciascuno ritrovi qualcosa di proprio, dei propri ascolti, dei propri percorsi.
4. Il brano del tuo repertorio che preferisci e perché questa scelta
Non mi viene facile menzionare un solo brano che preferisco fra quelli che formano il mio ultimo cd, “NINSHUBAR”, appena uscito. Il lavoro si snoda come una grossa suite, con i vari brani che si intersecano l’uno dell’altro. Se devo scegliere una composizione di cui consigliare l’ascolto direi "Il cane e la (sua) nuova vita", che si può ascoltare qui assieme a tutti gli altri brani del cd. Il perché di questa scelta è legato al fatto che mi piace particolarmente come ho costruito il soundscape, come ogni elemento sonoro, dal più leggero al più potente, ricopre un ruolo ben preciso, figlio di riflessione e volontà costruttiva.
5. Il disco che ti ha cambiato la vita.
Non si è trattato di un disco vero e proprio ma di una compilation su cassetta che un mio amico mi regalò a scuola, per la precisione in terza media, e che mi ha fatto cominciare ad amare la musica. Si trattava di una serie di brani Metal, fondamentalmente un po’ di gruppi inglesi della NWOBHM (Iron Maiden, Saxon, Praying Mantis, Def Leppard), qualche gruppo inglese un po’ più stagionato (Black Sabbath e Motorhead), i sempiterni AC/DC e qualche altro combo, tra cui ricordo i tedeschi Accept. Da allora di acqua sotto il mio ponticello n’è passata parecchia, ma quella musica è stata la mia iniziazione. Mi ricordo ancora le enormi emozioni che quell’ascolto suscito in me!
6. Il tuo live più bello e quello invece peggio organizzato (gradiamo aneddoti!).
Ho avuto il piacere e la fortuna di suonare con tanti bravissimi musicisti. Per il live più bello menzionerei un concerto tenuto a La Citè de la Musique di Parigi, con un ensemble diretto dal chitarrista e compositore francese Claude Barthélémy, formazione che comprendeva musicisti fortissimi quali Evan Parker (con cui feci un super duo!), Michael Riessler e Wolfgang Puschnig. Il teatro era stupendo, l’acustica magnifica e io ero talmente concentrato e assorto che di tutto il concerto mi ricordo solo l’inizio, quando Claude stacco il tempo del primo brano, e la fine, quando mi alzai dallo strumento per raccogliere gli applausi. Il peggiore è senza dubbio un concerto che feci in Sardegna (non importa menzionare la località...) con uno dei gruppi “storici” del cosiddetto Rock indipendente italiano (anche in questo caso niente nomi...). Avevo richiesto una batteria della marca che preferisco ma mi arrivò un rudere cui mancavano le punte che ancorano le zampette della grancassa a terra. Chiesi allora a un ragazzo che si occupava del service (in quel caso parola davvero grossa!) di starmi in zona, per impedire che lo strumento scivolasse via: la musica richiedeva un batterismo vigoroso e mi avevano appollaiato su una pedana molto alta ma strettissima. Sul finale di uno dei brani più tirati il tipo se ne andò chissà dove, io non me ne accorsi perché se ne stava accovacciato sotto la pedana e non lo potevo vedere: a un certo punto, che peraltro sembrava quasi coreografato, la batteria precipitò dalla pedana, in un fracasso allucinante. Fatte le debite proporzioni sembrava di essere a un concerto degli Who!
7. Il locale di musica dal vivo secondo te ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove hai suonato o ascoltato concerti di altri.
Onestamente non so davvero risponderti. Il momento storico non è dei migliori e non è facile fare programmazioni di qualità che siano anche rispettose del lavoro dei musicisti. Posso solo citare alcune realtà che qui nella zona toscana lavorano da anni in maniera egregia: il Pinocchio Jazz Club, le rassegne organizzate dal Musicus Concentus e il festival Fabbrica Europa.
8. Le tre migliori band emergenti della tua regione (specificare il genere suonato e, se possibile, fornire link per l’ascolto).
In Toscana ci sono un sacco di bravi musicisti. Anche se non amo particolarmente il termine “emergente” mi sento di menzionare il pianista e compositore Simone Graziano (da ascoltare il suo ultimo cd, "Frontal"), il combo Bad Uok (da ascoltare il loro ultimo lavoro, "Enter") e il mio collega batterista Stefano Tamborrino, costantemente impegnato in formazioni fresche e interessanti.
9. Come seguirti, contattarti, scambiare pareri con te.
Tramite il mio sito web, www.alessioriccio.com.
10. La decima domanda, che mancava: “Fatti una domanda e datti una risposta”.
D: perché suoni?
R: perché mi piace un sacco!