(... ) È in fondo curioso notare come l'album della succitata serie che più si allontana da noi come fonti letterarie (Euripide, quindi quinto secolo a.C., e poi Meister Eckhart e Shakespeare) sia in realtà il più spinto in avanti sul piano estetico. Stiamo parlando di Ninshubar (Unorthodox) del percussionista (e manipolatore elettronico) fiorentino Alessio Riccio (già membro - fra l'altro - del Theatrum di Stefano Battaglia), affiancato per l'occasione dal chitarrista danese Hasse Poulsen e da due voci, Monica Demuru e Catherine Jauniaux.
L'interazione fra parte letteraria e impianto sonoro ha in realtà un tono prettamente contemporaneo-concreto, non certo di song, pur nell'accezione più ampia del termine. I testi (in italiano), smembrati e ricomposti, incuneati nel tessuto complessivo come schegge a loro volta essenzialmente sonore, sono quasi sempre detti, o meglio sussurrati, secondo i dettami propri del teatro d'avanguardia (e una comprensione degli stessi piuttosto episodica), non certo cantati, o comunque modulati. L'andamento è nervoso, frastagliato, a tratti grumoso, in una sorta di puzzle in continuo divenire (anche se le atmosfere tendono a riprodursi), con effetti complessivi assolutamente degni di nota.